Il ruolo educativo verso il cucciolo delle prime figure di attaccamento

maggio 15, 2017

 Dal quarantesimo giorno di vita il peso educativo materno diminuisce ed entrano in gioco le figure di attaccamento secondario, rappresentate essenzialmente dagli umani accudenti, siano essi allevatori, proprietari della cagna che ha partorito o volontari di canile.

Non dobbiamo dimenticare che questo periodo è caratterizzato da una grande capacità di assimilare e strutturare le informazioni provenienti dal mondo esterno. Il cucciolo, inoltre, grazie al fenomeno dell’impregnazione è naturalmente predisposto a instaurare dei forti legami di attaccamento con le figure umane e con altre specie animali presenti nel luogo dove trascorre i primi due mesi.

Le persone che accudiscono la cucciolata hanno un ruolo determinante nella costruzione del carattere del futuro adulto e in questo senso devono essere fortemente consapevoli e preparate. I loro compiti partono fin dalla gravidanza della futura mamma, alla quale garantiranno un ambiente sereno e correttamente stimolante. Durante il parto sono tenute a rassicurare la cagna con la loro presenza e serenità. Accade spesso che una mamma primipara sia molto agitata e tenda a sollecitare i neonati in modo quasi compulsivo, leccandoli in continuazione o addirittura spostandoli dalla cassa parto, alla ricerca di un luogo più sicuro, almeno nel suo sentire; in questi casi è necessario tranquillizzarla dolcemente ma con fermezza per evitare che i piccoli subiscano traumi fisici, causati da una presa con la bocca troppo energica oppure da accidentali cadute, ma soprattutto danni psicologici, legati ai continui risvegli; ricordiamo infatti che il sonno ha una funzione di “crescita” sia fisica sia psicologica e non andrebbe mai interrotto, specie nei primi giorni di vita.

Intorno al ventunesimo giorno i cuccioli cominciano a interagire progressivamente con il mondo che li circonda, si “attaccano” alle persone che li accudiscono e iniziano a “impregnarsi” sull’uomo, vale a dire che lo riconoscono come specie amica, che procura piacere, calore e affetto. Questo processo è peraltro mediato dalle emozioni che l’uomo suscita nella madre, per cui una cagna fiduciosa verso i propri umani trasmetterà questi sentimenti ai propri cuccioli.

Il repentino distacco messo in atto dalla cagna grazie al meccanismo della gerarchizzazione del cibo favorisce ulteriormente l’attaccamento “secondario” sulle figure umane, che diventano in breve la nuova base di riferimento per il cucciolo; a loro spetta il compito di “traghettarlo” verso la famiglia affidataria, iniziando una progressiva e costante socializzazione ovvero facendogli conoscere il mondo nelle sue molteplici forme, animate e inanimate, nei suoi rumori e nei suoi odori. Se prima era la madre a rappresentare il “mediatore emozionale” del cucciolo, ora questa mansione passa nelle mani dell’uomo che deve, per quanto possibile, infondere fiducia e tranquillità.

Talvolta accade, purtroppo, che i neonati si ritrovino a crescere senza la madre o perché è morta subito dopo il parto oppure quando proprietari insensibili abbandonano la cucciolata o ancora perché, in modo altrettanto colpevole, i cuccioli vengono distaccati dalla mamma troppo precocemente, intorno ai 30-40 giorni. In queste situazioni estreme il compito degli umani accudenti è ancor più determinante poiché devono cercare in tutti i modi di sostituirsi a mamma cagna: garantire una cuccia calda e accogliente con l’utilizzo di una lampada a infrarossi costantemente accesa; somministrare il latte artificiale solo quando i piccoli si svegliano spontaneamente; dopo la poppata ribaltarli con dolcezza e favorire l’evacuazione massaggiando delicatamente la zona inguinale con un batuffolo di cotone inumidito con acqua tiepida; terminata l’evacuazione pulire le parti intime con un batuffolo di cotone pulito e tiepido.

 

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